Seppur siano ormai numerose le evidenze scientifiche che ci mostrano come i primi 6 anni di vita – e ancor più i primi 1000 giorni – siano determinanti per la crescita individuale e il futuro delle persone perché legate alla qualità delle esperienze vissute, alla ricchezza delle opportunità a cui si è avuto accesso, ai buoni incontri e alle buone relazioni avute in questo arco temporale che incidono sullo sviluppo cognitivo, senso-motorio, emotivo, relazionale e sociale, le ricerche nel campo della Gamification e dell’uso dei Serius Game in percorsi educativo-formativi del segmento 0-6, non sono stati altrettanto indagati ed approfonditi, ancor di più se orientati ai temi dell’educazione alla sostenibilità.
Di Ateneo
Gamification e Serious Game per costruire mondi a misura di futuro sostenibile ed accessibile. Analisi conoscitiva e Formazione di educatori/insegnanti/genitori nella fascia 0-6
Strategie e strumenti di gamification per promuovere auto-apprendimento e apprendimento cooperativo nell’e-learning
L’obiettivo generale del progetto è quello di migliorare il coinvolgimento degli studenti delle università telematiche nei confronti dei contenuti di apprendimento, favorendo la partecipazione attiva ai corsi e la prevenzione del dropout accademico, attraverso l’integrazione di elementi di gamification basati sulle learning analytics individuali degli studenti.
Obiettivi specifici:
- Promuovere il coinvolgimento degli studenti delle università online nei confronti dei materiali didattici, favorendo auto-apprendimento e deep learning (apprendimento profondo);
- Promuovere l’apprendimento cooperativo all’interno dei corsi delle università online attraverso l’interazione tra pari e l’interazione tra studente e docente (o tutor);
- Migliorare le metodologie didattiche all’interno dell’Ateneo attraverso lo sviluppo di linee guida per l’integrazione della gamification nei corsi online;
- Sviluppare linee guida d’Ateneo per l’integrazione della gamification nei corsi a distanza;
- Migliorare l’inclusione e le occasioni di personalizzazione degli apprendimenti nell’online learning attraverso l’individuazione di “profili” di studente rispetto alle strategie di gamification.
La metodologia prevalente del progetto è quella della ricerca-azione e prevede la realizzazione di uno studio-pilota a disegno quasi sperimentale con gruppo di controllo non equivalente in un campione di corsi di insegnamento dell’Ateneo, utilizzando le fasi del modello di e-learning system development descritto in Strmecki et al. (2016) che comprende le fasi di analisi, design, sviluppo, implementazione e valutazione. Per l’analisi di impatto del progetto sarà svolta un’indagine a metodi misti.
Superare le sfide dell’Università: Metodo di studio efficace per studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
Il presente progetto ha l’obiettivo di indagare l’impatto di un intervento formativo/training di gruppo – rivolto a studenti con una diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) – sugli apprendimenti (valutati attraverso prove standardizzate di studio ed esiti degli esami) e su aspetti emotivo/motivazionali (valutati attraverso questionari self-report). Il training di gruppo intende focalizzarsi su aspetti quali:
- conoscenza delle principali difficoltà legate allo studio,
- organizzazione dello studio,
- creazione di mappe concettuali di supporto allo studio,
- acquisizione di strategie di elaborazione attiva del materiale e di modalità di ripasso funzionali.
Date le evidenze sui bambini con DSA, il progetto si prefigge di estendere la ricerca a studenti universitari. I primi risultati sono promettenti in termini sia di miglioramento delle strategie legate allo studio, sia di aumento di emozioni positive studio-relate. Nel presente progetto si intende valutare la realtà di studenti iscritti ad un’Università telematica – teatro formativo in cui gli studenti con DSA possono trarre vantaggio dalle tempistiche personalizzate di studio (seguire le lezioni in modalità asincrona secondo le proprie disponibilità e risorse), ma al contempo in cui possono percepirsi in maggiore difficoltà nell’organizzazione del materiale di studio fornito online.
Critical Thinking to Improve Problem Solving. PATHS for Business Companies
Quando usiamo l’espressione “pensiero critico” intendiamo descrivere il pensiero intenzionale orientato a raggiungere un obiettivo (Diane Halpern, Thought and Knowledge: An Introduction to Critical Thinking, 2013) che utilizziamo per risolvere i problemi, formulare inferenze e prendere decisioni. Il pensiero critico è considerato una soft skill che, attraverso la raccolta di prove, l’analisi dei fatti, l’osservazione di un evento da diverse prospettive, consente di comprendere questioni complesse, senza rimanere imprigionato in pregiudizi ed errori di ragionamento. Questa soft skill, che il World Economic Forum considera una delle 10 principali competenze trasversali da sviluppare entro il 2025, diventa importante per la crescita personale e professionale.
La finalità di questa ricerca è trasferire nel mondo professionale, adattandola al contesto, la metodologia PATHS , che negli anni è stata sperimentata in oltre 1.800 scuole di ogni ordine e grado del territorio nazionale per potenziare il pensiero critico in modo da insegnare a valutate il rischio (risk assesment), analizzando i pro e i contro di ogni decisione, e a scegliere secondo informazioni corrette ed affidabili. Coltivare una cultura del pensiero critico significa, per le imprese, creare un ambiente che favorisca l’innovazione, la creatività e il miglioramento continuo.
L’inclusione sociale attraverso lo sport nella disabilità cognitiva: una ricerca nel contesto scolastico
Lo sport e l’attività motoria sono ormai riconosciuti come veicoli e strumenti di grande importanza nell’inclusione sociale delle persone con disabilità cognitiva, altrimenti denominata anche disabilità intellettiva (DI). Va sottolineato il ruolo dello sport e dell’attività motoria ai fini della salute, nel combattere l’obesità, ma anche nell’accrescere le competenze cognitive, sociali e affettive, e infine nel contrastare l’isolamento sociale delle persone con DI.
Il presente progetto di ricerca si propone di esplorare, nella popolazione di insegnanti di scuole del territorio italiano, la conoscenza e l’uso dei metodi e delle tecniche di inclusione sociale per le persone con disabilità intellettiva. Le attività svolte, aggiornate al 30/06/2024, si sono incentrate sul reperimento e l’analisi della letteratura scientifica prevalentemente nazionale sul tema dell’inclusione nella disabilità cognitiva nel contesto scolastico tramite lo sport. Dall’analisi di tale letteratura emerge un panorama molto variegato di tecniche e strategie di inclusione. È in costruzione un archivio di giochi sportivi, sport e metodi di attività motoria per l’inclusione degli allievi disabili nel contesto scolastico tramite lo sport. Tale archivio attinge dal reperimento di esempi presenti in letteratura, nonché dal contributo di studenti e laureati presso il nostro Ateneo, e ancora di insegnanti nelle scuole. È in corso di svolgimento una analisi del contenuto di tale materiale reperito, funzionale alla messa in atto di un questionario da proporre a un campione di insegnanti nelle scuole. L’analisi, in corso d’opera, mette in luce diverse tipologie d’inclusione: principalmente esercizi di movimento, giochi sportivi, sport veri e propri, non del tutto ben differenziati per livello di funzionamento cognitivo.
Il progetto ha superato la prima fase di analisi della letteratura scientifica e di reperimento preliminare dei dati. Per il prossimo anno si prevede il raggiungimento della seconda fase incentrata su una ricerca empirica nelle scuole, volta a valutare la preferenza e l’uso di strategie da parte degli insegnanti di inclusione scolastica di allievi con disabilità cognitiva tramite lo sport e il movimento.
IL VALORE E L’UTILIZZO DEI GIOCHI DA TAVOLO (BOARDGAMES) NELLO SVILUPPO DELLE COMPETENZE ORGANIZZATIVE E MANAGERIALI
Il tema del progetto di ricerca è quello dell’ “Edutainement & Gaming”, con particolare riferimento all’apprendimento basato sui giochi ed alla gamification di percorsi educativi universitari, nell’ambito della formazione manageriale e dell’organizzazione aziendale.
Il progetto mira a individuare quali sono i “boardgames” (Giochi da tavolo) che possono essere utilizzati nell’ambito della formazione manageriale ed organizzativa, dunque che corrispondenza c’è tra le suddette specifiche competenze e le tipologie di boardgames esistenti e le relative meccaniche di gioco.
Nello specifico, il progetto di ricerca si concretizza in tre obiettivi principali:
- Analizzare i giochi esistenti e le relative meccaniche di gioco e tipologie di boardgame;
- Individuare un set di boardgames funzionali a potenziare competenze manageriali ed organizzative specifiche che consentano di raggiungere l’obiettivo prefissato (ad esempio le condizioni di vittoria, in un gioco);
- Puntare al potenziamento delle proprie strategie di apprendimento attraverso l’apprendimento esperienziale iterativo che passa dalla partecipazione al gioco su più sessioni.
Promuovere il successo formativo degli studenti nelle università online: Learning Analytics per il miglioramento della didattica
Con il termine Learning Analytics (LA) facciamo riferimento a un campo di ricerca sviluppato nel corso del XX secolo e orientato all’analisi dei dati dell’apprendimento (Educational data) prodotti da un Learning Management System (LMS). Tali dati (dati personali, dati di accesso, dati relativi alle interazioni tra gli utenti, ecc.) vengono generati ogni qual volta i corsisti interagiscono con il contenuto di un corso online o con gli utenti iscritti alla stessa piattaforma di e-learning.
Anche in ambito educativo, questi grandi insiemi di dati sono comunemente detti Big Data. poiché le loro dimensioni vanno al di là della capacità dei tipici strumenti software di database utilizzati per l’acquisizione, la memorizzazione, la gestione e l’analisi.
I Big Data nascono dunque dai nostri comportamenti online e rappresentano una fonte preziosa per studiare e comprendere i fenomeni sociali al fine di generare conoscenza e produrre previsioni. Risulta quindi comprensibile come i Big Data stiano assumendo un ruolo da protagonisti anche nei contesti educativi ed in particolare nell’e-learning (Baig, Shuib, & Yadegaridehkordi, 2020) affrontando così alcune delle criticità proprie dei corsi online (Chatti et al., 2012; Daniel, 2015; Siemens, Dawson, & Lynch, 2013). In questo contesto, la mancanza di un contatto fisico tra docenti e studenti, e tra studenti stessi, può far sentire gli studenti isolati e disorientati nello spazio online. Per lo stesso motivo il docente può trovare difficoltà a percepire nei propri studenti difficoltà e perdite di motivazione, eventuali sovraccarichi cognitivi, come anche la qualità della loro partecipazione. L’implementazione di strumenti di LA all’interno di un corso universitario online viene in aiuto per affrontare queste problematiche in quanto consente al docente una profonda osservazione dell’attività dei propri corsisti offrendo loro feedback formativi individualizzati e non finalizzati al controllo e alla valutazione ma allo sviluppo nei soggetti in formazione del senso di autoefficacia e autoregolazione (Zimmerman, 2000; Pellerey, 2006). Partendo quindi dall’enorme volume di dati resi disponibili da un LMS, i docenti potranno ricavare informazioni per conoscere i comportamenti dei propri studenti nella fase di apprendimento, identificare le loro esigenze di apprendimento e rendere più efficace il proprio insegnamento (Mori & Baldi, 2022).
La presente ricerca si propone la finalità di indagare come attraverso l’impiego di modelli previsionali e descrittivi (modelli di regressione multipla (Chen & Xie, 2020) e logistica (Von Hippel & Hofflinger, 2020), la costruzione di indicatori e la cluster analysis (Cecchi et al., 2021) applicati ai dati provenienti da piattaforme LMS, sia possibile promuovere il successo formativo degli studenti che frequentano corsi universitari online.
La didattica collaborativa online nella scuola: promuovere la relazione e la partecipazione attiva in rete nel contesto della pandemia Covid-19
La struttura progettuale della presente proposta prende forma dai primi risultati del progetto di ricerca in chiusura “Social learning e attività interattive online nella didattica universitaria” condotto all’interno dell’Università Telematica degli studi (IUL) nel corso dell’a.a. 2019-2020 e 2020-2021. Tale progetto ha analizzato la possibilità di sperimentare attività collaborativa negli insegnamenti universitari online al fine di analizzare le relazioni in piattaforma, la ricaduta sulla motivazione degli studenti e lo sviluppo di competenze socio-relazionali.
I primi risultati della ricerca relativi al primo anno mostrano che in media hanno scelto la modalità collaborativa gli studenti più giovani, dei quali quasi la metà ha meno di 30 anni e in modo specifico gli studenti full time, ossia quelli che studiano soltanto. Complessivamente, chi ha svolto il lavoro in gruppo si dichiara molto soddisfatto e dichiara che rifarebbe la stessa scelta: i principali punti di forza riguardano la percezione di aver imparato di più e di aver lavorato in un buon clima sociale; la criticità maggiore è stata invece riscontrata nei tempi e nell’impegno, che sono stati superiori alle aspettative. Chi ha lavorato in gruppo riporta livelli di condivisione maggiore in tutte le attività previste, a fronte di chi ha seguito individualmente, e dichiara di aver dedicato complessivamente più tempo al corso, anche nelle attività di studio personale.
Interessante notare che emerge una differenza significativa nella percezione delle competenze digitali iniziali degli studenti: chi ha scelto la modalità collaborativa valuta le proprie competenze più elevate degli altri sull’uso sia degli strumenti, sia dei programmi informatici (Mori & Baldi, 2021).
Per quanto riguarda la sfera sociale, emerge con forte rilevanza il fattore relativo alla Coesione sociale (Garrison et al., 2020). Considerando che l’adesione alla sperimentazione era facoltativa e non comportava alcuna penalizzazione durante l’esame, i corsisti e le corsiste partecipanti alle attività collaborative da svolgersi on line risultavano fortemente motivati al confronto tra pari e alla condivisione di una dimensione sociale, accentuata anche dal periodo di distanziamento dovuto alla pandemia, e di quella cognitiva volta alla costruzione di conoscenza tipica delle comunità di apprendimento on line.
Un altro studio che tale ricerca considera come premessa è l’indagine che Indire ha condotto sulle scuole italiane durante il primo lockdown del 2020 volta ad approfondire le pratiche didattiche poste in essere per lo svolgimento della Didattica a Distanza (Indire, 2020).
Dal questionario online è stato possibile ricostruire le modalità didattiche messe in pratica insieme ai loro alunni: le tipologie adottate (attività sincrone, asincrone, laboratoriali e di ricerca offline o risorse per lo studio individuale), la frequenza, il tipo di conduzione delle attività in relazione alle dinamiche di classe e le strategie didattiche applicate.
In relazione alle metodologie maggiormente in uso in DaD, è emerso chiaramente che la maggior parte dei rispondenti al questionario ha trasposto in digitale le pratiche didattiche in uso in classe.
Le “lezioni in videoconferenza” sono state quelle maggiormente utilizzate in ogni ordine di scuola, dalla primaria alla secondaria di primo grado (89,7% alla primaria, 96,7% alla secondaria di primo grado e 95,8% alla secondaria di secondo grado), come pure l’“assegnazione di risorse per lo studio ed esercizi” da svolgere in autonomia (oscillando dal 79,8% alla primaria fino al 78,7% della secondaria di secondo grado e l’80% alla secondaria di primo grado). Una minoranza di docenti, tuttavia, ha sperimentato pratiche laboratoriali in DaD. Tale gruppo corrisponde al 14,5% del campione (549 soggetti su base dati 3.774), cresce al crescere dei gradi scolastici, collocandosi soprattutto nelle scuole secondarie di primo grado. Questo gruppo si caratterizza per il ricorso alle pratiche maggiormente espressive di una didattica di tipo attivo, collaborativa e volta allo sviluppo del pensiero critico e alla metacognizione, con relazioni statisticamente significative (“ricerche online”, “costruzione di artefatti digitali”, “attività laboratoriale/osservazione”,“project work”…).
Questi risultati sono confermati anche dalla ricerca svolta dalla SIRD in cui vengono riportate
come criticità “la mancanza di laboratori e attività pratiche online” e la “difficoltà di raggiungere gli alunni” (Batini et al, 2021) . Sempre da questo studio emerge chiaro quanto il ruolo della famiglia sia stato centrale in questo nuovo assetto degli ambienti di apprendimento. Tale ambito è stato indagato anche dallo studio condotto dalla IUL, in collaborazione con l’Università di Bath “International Covid-19 Impact on Parental Engagement Study (ICIPES)”2020.
Lo studio, che ha coinvolto 23 paesi, ha previsto la creazione di un questionario con domande chiuse ed aperte volto ad indagare il coinvolgimento dei genitori nel supportare l’attività di studio e di apprendimento durante il primo periodo di lockdown. Dai risultati del campione italiano (genitori di figli e figlie tra i 6-16 anni) è emerso che sono state prevalentemente le donne (madri o nonne) che si sono occupate di seguire e supportare l’apprendimento dei figli durante la DAD, una percentuale nettamente schiacciante, pari al 94%. Oltre il 50% ha dichiarato di aver controllato le email e le indicazioni provenienti dalla scuola “quasi ogni giorno” per fornire un sostegno “tecnico”, mediando le indicazioni degli insegnanti da un lato, e dall’altro, ricoprendo un ruolo di sostegno all’apprendimento che fino ad allora non era mai stato richiesto in maniera così netta. Come si può immaginare tale presenza decresce in modo significativo al crescere dell’età dei figli. Alla luce di questo quadro la presente ricerca si pone la finalità generale di approfondire come i docenti e i Dirigenti abbiano sperimentato attività collaborative online al fine di identificare esperienze significative e trasferibili per promuovere la partecipazione attiva e la relazione negli ambienti di apprendimento virtuali. Si intende inoltre approfondire il ruolo del contesto familiare come aspetto centrale per una buona riuscita del processo di insegnamento-apprendimento in tale prospettiva.
L’e-tutoring nella didattica telematica universitaria. Una ricerca-azione per la formazione professionale degli e-tutor
Molteplici studi a partire dai primi anni Duemila hanno affrontato il tema dell’e-learning e della sua evoluzione (Bonaiuti, 2006; Calvani, 2009; Ranieri, 2011) individuando tre principali generazioni di formazione a distanza (FAD). Esiste un’ampia letteratura relativa all’analisi dei sistemi di terza generazione nei quali si supera la definizione di formazione a distanza per sostituirla con quelle di e- learning e online distance learning, che meglio descrivono la possibilità di apprendere assieme, anche se «distanti per luogo e per tempo», in un rapporto paritetico e di scambio non solo tra discenti, ma tra i diversi soggetti della rete. Nei sistemi di «terza» generazione, si considera infatti il processo sociale come l’idea chiave dello sviluppo della formazione a distanza (Capogna, 2014).
Figura centrale di questo apprendimento come processo sociale è quella del tutor online. La funzione tutoriale svolge infatti un ruolo essenziale nella formazione online dal momento che la didattica erogata in modalità online impone che lo studente sia opportunamente affiancato da figure specialistiche in grado di supportarlo con continuità, di orientarlo nel percorso di studi e nell’utilizzo della piattaforma informatica, di sostenerlo negli aspetti contenutistici, metodologico-didattici e dal punto di vista della motivazione (Ferrari et al., 2021).
Diversi studi teorici (Calvani & Rotta, 2000; De Metz & Bezuidenhout, 2018; Rivoltella, 2006; Rotta & Ranieri, 2005; Salmon, 2011) hanno nel tempo delineato il ruolo, le funzioni, gli stili di tutorship e le competenze di questa importante figura professionale. Sappiamo che l’e-tutor deve possedere competenze sociali, cognitive, affettive e tecnologiche (Berge, 1995) e che in base alle competenze messe in gioco può assumere diversi ruoli: pedagogico/intellettuale, sociale, manageriale/organizzativo e tecnico (Abdullah & Mtsweni, 2014; Berge, 1992). In relazione agli obiettivi prevalenti della formazione, ai modelli di e-learning adottati e ai diversi stili di tutoraggio messi in campo la figura dell’e-tutor può diversificarsi in e-tutor con funzioni di supporto esterno e mediazione, e-tutor come moderatore/animatore, e-tutor facilitatore, e-tutor come istruttore (Collins & Berge, 1996; Rotta & Ranieri, 2005).
Alcune ricerche hanno verificato come un’efficace azione di e-tutoring contribuisca a migliorare le performance e le possibilità di successo formativo degli studenti e svolga un ruolo centrale nel creare un ambiente di apprendimento efficace e motivante (Raviolo, 2020). In molti casi l’e-tutor è l’interlocutore principale degli studenti e diviene a tutti gli effetti un esperto che riduce la distanza tra docenti e studenti (Mirzadeh et al., 2020), rappresentando allo stesso tempo una figura fondamentale di supporto per il team dei docenti e risultando quindi al centro dei processi di innovazione didattica (Vegliante & Sannicandro, 2020).
Negli ultimi anni è quindi emersa la necessità di rafforzare e ripensare il ruolo del tutor nell’ambito dell’e-learning e della didattica online (Halverson & Graham, 2019; Youde, 2020), dove questa figura ha assunto un ruolo sempre più centrale, anche a seguito dei cambiamenti apportati alla didattica e alla formazione online dalla pandemia di COVID-19. In questo contesto si inserisce l’offerta formativa dell’Università Telematica degli Studi IUL. L’ambiente di apprendimento online progettato e realizzato dall’Università si rifà al framework teorico della Community of Inquiry (COI) che riflette un approccio collaborativo-costruttivista all’apprendimento (Benedetti, 2018).
Il modello “COI” sviluppato già nel 2000 da Garrison, Anderson e Archer è composto da tre elementi-chiave, attraverso il quale viene sviluppata un’esperienza di apprendimento significativa e collaborativa che si realizza nell’intersezione di tre componenti fondamentali: la presenza sociale, la presenza cognitiva e la presenza didattica. L’elemento cognitivo costituisce il cuore dell’ambiente di apprendimento on line ed è formato dai contenuti di apprendimento. La presenza del docente, anche nella versione di facilitatore, è necessaria per dare una guida e una direzione all’apprendimento. Tra le sue caratteristiche, una delle più importanti è la versatilità e l’abilità di adattarsi facilmente alle esigenze degli studenti. L’idea stessa di apprendimento assume i caratteri di un processo sociale che si sviluppa attraverso l’interazione. L’Ateneo propone un modello che permette al corsista di affrontare lo studio nel modo che preferisce, seguendo un percorso lineare oppure individualizzando fino alla piena personalizzazione dell’approccio ai contenuti attraverso una selezione autonoma. I corsi disponibili sulla piattaforma e- learning, infatti, sono progettati come un insieme di singoli moduli inseriti in una struttura reticolare e mappale. In questo modo il corsista ha la possibilità di personalizzare la formazione secondo il proprio modo di elaborare e organizzare le conoscenze.
Il supporto a queste attività viene garantito da due tipologie di e-tutor che operano nell’ambiente di apprendimento online: il tutor di percorso e il tutor disciplinare. I tutor di percorso hanno il compito di supportare la motivazione dello studente lungo tutto il percorso didattico, di orientarlo e guidarlo nel corso della sua carriera accademica, modulando adeguatamente il percorso formativo alle caratteristiche di ciascuno. Il tutor disciplinare invece è un esperto, qualificato nella disciplina, che affianca il docente titolare dell’insegnamento, contribuendo al miglioramento continuo della qualità del corso, del servizio offerto e dell’apprendimento degli studenti (Ferrari et al., 2021). Uno dei suoi compiti più importanti è fare sì che lo studente non si senta isolato, riducendo la distanza tra studenti tra studente e docenti, e tra studente e università. Idealmente il tutor disciplinare, supportando l’interazione online dei partecipanti, dovrebbe incentivare la creazione di una vera e propria comunità di apprendimento che favorisca sia il superamento dell’isolamento del singolo che la valorizzazione dei suoi rapporti con il gruppo (Mori et al., in press; Trentin, 1998). Questo aspetto è fondamentale per minimizzare il sentimento di distacco che è comune tra gli studenti che frequentano le università online (Ferrari et al., 2021). Date queste premesse, la finalità generale del progetto è quella di mappare i ruoli, le attività, le interazioni degli e-tutor al fine di intercettare buone pratiche di supporto agli studenti, eventuali difficoltà ed elementi di criticità, possibili elementi da ottimizzare e possibili sviluppi futuri in un’ottica di miglioramento dell’azione di tutoraggio. La mappatura sarà funzionale anche all’elaborazione di un percorso formativo in entrata per gli e-tutor che si apprestano a supportare sia le attività didattiche (come e-tutor disciplinare) sia quelle organizzative e di orientamento (come e-tutor di percorso).
Il progetto ha inoltre l’ambizione di consolidare le buone pratiche già in essere e di gettare le basi per la creazione di una vera e propria comunità di pratica finalizzata allo sviluppo professionale, attraverso un processo di “co-costruzione” del percorso formativo e la condivisione con gli e-tutor dei risultati in itinere e finali della ricerca. Questo aspetto è particolarmente rilevante dal momento che la comunità di pratica stimola il desiderio dei suoi appartenenti ad un migliore futuro professionale (Abedini et. al., 2021) sia in termini di soddisfazione (Guan & Frenkel, 2018; Kang & Yang, 2016; Lounsbury et. al., 2007) sia nell’acquisizione di nuove competenze (Abu Bakar et al., 2017).
Parole in movimento per una didattica integrata: il modello PATHS applicato al contesto universitario
Il progetto si caratterizza per il suo carattere interdisciplinare che intreccia l’approccio educativo, linguistico, filosofico e sociologico nella sperimentazione di una pratica didattica che mette lo studente al centro del percorso. Il coinvolgimento di docenti di diversi ambiti sostanzia tale carattere interdisciplinare. Si intende stimolare una riflessione consapevole sul lessico della disciplina associato al movimento e sulla dimensione socio-culturale del linguaggio sportivo, nelle sue relazioni con il significato dello sport e del “movimento” negli specifici contesti socio-culturali, contribuendo da un lato allo sviluppo del pensiero critico e dall’altro al sostegno alla dimensione linguistica dell’insegnamento. L’obiettivo generale è migliorare l’acquisizione di conoscenze specifiche, attraverso l’ampliamento delle competenze trasversali e la consapevolezza del significato sociale del fenomeno sport. Si tratta di mettere al centro dell’attività didattica una parola associata al mondo del movimento e dello sport, chiedendo ai corsisti di riflettere, secondo una modalità laboratoriale, sui significati del termine individuato. Il docente accompagna la ricerca dello studente con materiale didattico che lo aiuta a decostruire i significati tradizionali, e culturalmente iscritti, che la parola associata al movimento ha assunto nel tempo e a ricostruire, invece, il suo significato autentico e specifico per la disciplina. Lo studente è chiamato ad esporre ed argomentare i risultati della sua indagine all’interno del piano didattico del corso universitario. La proposta, quindi, articola la dimensione culturale e semantica della parola con quella concettuale e disciplinare, collocandone il valore nella specificità del contesto. Il corsista viene aiutato a costruire la conoscenza del fenomeno sportivo attraverso una pratica laboratoriale fondata sulle parole “del movimento” e “in movimento”, articolando intorno ad esse il nucleo centrale degli insegnamenti attraverso un approccio critico.
Il ruolo delle attività motorie e della corporeità nella promozione del benessere
Il progetto di ricerca mira a definire e validare il valore pedagogico della corporeità mediante approcci metodologici innovativi rivolti a giovani detenuti, al fine di promuovere nuove competenze personali (emotive, cognitive e relazionali) e sensibilizzare la percezione del proprio corpo valutandone l’impatto sullo sviluppo della persona e della sua formazione. Attraverso un processo di apprendimento metacognitivo, facilitato dalla mediazione corporea indotta dalla Biodanza SRT e da strumenti di counseling ad approccio biosistemico, le esperienze attivamente partecipate e vissute dai giovani detenuti avranno lo scopo di fornire importanti strumenti per facilitare il loro orientamento nella vita adottando atteggiamenti positivi.La proposta trova il suo valore educativo e formativo nella sua essenza di “ginnastica relazionale, sperimentata all’interno di un contesto protetto e contenitivo nel quale i partecipanti hanno la possibilità di vivere l’entrare e l’uscire dalle relazioni e le infinite sfaccettature delle stesse”. Nell’ottica del lifelong learning gli interventi sono finalizzati all’apprendimento di strategie individuali (Life Skills WHO, 1997) ed all’acquisizione di comportamenti permanenti in linea con i principali studi in materia di rieducazione, in ambito di coercizione dei sistemi della giustizia e delle politiche sociali. Il Progetto intende realizzare percorsi individualizzati mediante un costante training psicomotorio vissuto nel gruppo ed orientato allo sviluppo di competenze psicosociali e capacità volitive al fine di riportare i giovani ad essere protagonisti della loro vita per poterla creare o ricreare in forma virtuosa. Mediante interventi di “Forma-Azione” si intende favorire negli adolescenti con precedenti penali l’acquisizione di buone pratiche orientate al rispetto della dignità umana, promuovendo ed enfatizzando le risorse personali (anziché deficit e patologie) e adottando approcci motori e psico- motori finalizzati a facilitare il funzionamento ottimale, la soddisfazione, l’affettività positiva e lo slancio vitale. L’originalità e il carattere innovativo della proposta progettuale sono rappresentati dal valore pedagogico delle attività motorie e della corporeità contemplate quali esperienze ottimali “agenti” sulla promozione del benessere della persona.
Escape room come strategia educativa per promuovere la salute anche in tempi COVID-19
I dati epidemiologici, anche a livello globale, mostrano una crescente preoccupazione verso i tassi di morbosità per malattie multifattoriali e cronico-degenerative, i cui fattori di rischio sono imputabili soprattutto a fattori di rischio comportamentali tra cui sedentarietà e alimentazione. Le indicazioni internazionali (OMS) e nazionali (PNP) sottolineano la necessità di attuare strategie per interrompere questa tendenza. I modelli d’intervento promossi a livello nazionale si sono amplificati negli ultimi anni, a seguito anche delle indicazioni delle Regioni nei recenti Piani Nazionali della Prevenzione. Tra le aree prioritarie di intervento individuate vi sono quelle relative alla promozione di corretti stili di vita con particolare riguardo ad attività fisica e alimentazione, e altri aspetti, tra cui quelli relativi alla prevenzione delle dipendenze da sostanze d’abuso, del doping e delle dipendenze comportamentali e alla promozione della cultura delle vaccinazioni. La maggior parte degli interventi hanno previsto l’attuazione di azioni di promozione della salute con un approccio intersettoriale, trasversale ai determinanti di salute e per ciclo di vita, individuando la scuola come setting prioritario di intervento, privilegiando metodologie di peer education e life skill education. Tale contesto, a seguito delle nuove esigenze emerse dalla pandemia di Covid-19, assume rinnovata priorità e fa emergere la necessità di adattare le strategie di educazione e formazione alla salute attraverso modalità innovative. Gli ambienti di formazione e informazione, ad ogni livello, hanno un ruolo chiave nella promozione della salute. I luoghi di istruzione e formazione offrono l’opportunità di costruire progressivamente contenuti educativi man mano che gli studenti crescono, potendo affiancare alle nozioni curriculari elementi di educazione alla salute, indispensabili per la prevenzione del Covid come delle prevalenti patologie cronico-degenerative tipiche delle società moderne. Questo approccio olistico alla formazione e alla salute prevede non solo l’educazione sanitaria ma anche la presenza di un ambiente scolastico consono, elementi volti alla costruzione di un’etica che favorisca la salute e il benessere, assumendo un impegno con le famiglie e con la comunità in generale.
RIME. Raccontare il Territorio con la Media Education
Il libro di testo è tradizionalmente lo strumento di apprendimento per eccellenza all’interno dei contesti scolastici, tanto da configurarsi come guida sicura per gli insegnanti nella trasmissione del sapere. Nel corso del tempo il suo ruolo rassicurante è andato progressivamente integrandosi con le nuove tecnologie, ricevendo un forte impulso dalla legge n. 133, del 6 agosto 2008, il cui articolo 15 stabilisce il passaggio, entro l’anno scolastico 2011-2012, dai classici volumi cartacei per la scuola a libri di testo «nelle versioni a stampa, online scaricabile da internet, e mista».
Accanto alle produzioni digitali delle case editrici si assiste a un’ampia diffusione di supporti educativi, capaci di integrarsi nella didattica sostenendo quelle pratiche di lettura e scrittura in precedenza di solo appannaggio dei libri di testo.
La rivoluzione digitale ha trasformato in profondità il materiale didattico, soprattutto per i bambini, in un percorso che va dagli oggetti fisici a quelli digitali (Ponticorvo et all., 2019). Spesso i docenti utilizzano gli strumenti digitali integrandoli con il libro di testo, ma più solitamente progettano e realizzano i contenuti di loro interesse, e ancor più di rado coinvolgono gli studenti.
Il presente lavoro di ricerca intende esplorare le modalità di realizzazione, e le potenzialità, di percorsi media educativi che coinvolgono i docenti in attività di produzione di narrazioni digitali inerenti le realtà territoriali limitrofe.
Colonne portanti della presente proposta di ricerca divengono quindi: il digital-storytelling, le attività di formazione e co-progettazione con le docenti di percorsi interattivi (svincolando l’attività da un mero utilizzo strumentale), la valorizzazione del territorio e la realizzazione di prodotti digitali da realizzare con gli allievi.
Il digital-storytelling, inteso come l’arte di narrare storie anche attraverso l’interazione di più fonti digitali (Bruschi, 2017), rappresenterà lo sfondo integratore attraverso il quale, a partire da una carta geografica o dalla rappresentazione di uno spazio fisico, i docenti potranno condurre gli studenti in percorsi di esplorazione attraverso molteplici OER (Open Education Resource). Attraverso la progettazione di proposte narrative di questo tipo i docenti sono supportati nel definire una struttura ben organizzata della conoscenza, da apprendere e rendere esplicita attraverso uno schema epistemico. Ciò facilita sia il docente nell’identificazione delle idee più rilevanti sia il discente ad ancorare tutte le informazioni che riceve (Hattie, 2008).
APP(IU’L): comunicazione digitale etica ed efficace
La ricerca intende esaminare le caratteristiche del testo scritto tradizionale in relazione al testo scritto di stampo digitale nell’ambito della a) comunicazione aziendale, b) della formazione di età scolare e adulta, c) della comunicazione pubblica; promuovere l’integrazione della multimodalità testuale tipicamente digitale agli strumenti didattici tradizionali per la formazione in lingua materna (L1) e lingua seconda (L2) nell’ottica del raggiungimento di una educazione linguistica democratica (GISCEL, 1975).
Pratiche di insegnamento-apprendimento della filosofia. Dagli Orientamenti alla didattica per competenze
Il progetto ha l’obiettivo di individuare nuove pratiche e strategie didattiche utilizzate per l’insegnamento-apprendimento della filosofia alla luce dei temi-chiave della didattica della filosofia promossi dagli Orientamenti ministeriali (2017). All’esplorazione dei più avanzati modelli teorici adottati come quadro di riferimento, si affianca una ricerca qualitativa che ricostruisce la varietà delle prospettive dei docenti di “Didattica della filosofia” nei corsi di laurea in Scienze filosofiche. Nel complesso, nelle diverse pratiche diffuse sui territori, la ricerca permette di riscontrare un notevole slancio all’innovazione.
Neuroscienze per la continuità didattica
Il progetto ha l’obiettivo di esplorare le potenzialità dell’approccio neuroscientifico e della ricerca brain-based per favorire l’autonomia e le competenze socio-relazionali degli studenti nel passaggio tra l’ultima classe della scuola dell’infanzia e la prima della scuola primaria e tra l’ultimo anno della scuola primaria e il primo della scuola secondaria di primo grado.
Lo studio fa proprie le potenzialità di modelli di ricerca-formazione, che offrono il vantaggio di coinvolgere attivamente i soggetti interessati (in questo caso gli insegnanti) in processi di studio e riflessione sulle pratiche messe in atto. Attraverso un corso di formazione sul tema delle neuroscienze in ambito didattico, indirizzato ai docenti in modalità blended learning, il progetto promuove attività di progettazione in continuità tra insegnanti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, attraverso la sperimentazione in classe e la valutazione della ricaduta su docenti e studenti.
Social learning e attività interattive online nella didattica universitaria
Gli alti tassi di dropout nei percorsi di formazione online indicano che molti studenti si sentono disconnessi e isolati a causa della distanza tra di loro e con il formatore. Questo studio ipotizza che, all’interno di un percorso universitario online, l’introduzione di attività di tipo sociale e una maggiore enfasi sull’apprendimento collaborativo e di gruppo abbiano un impatto positivo sia in termini di motivazione che di apprendimento. La ricerca vuole indagare in che misura e in quali condizioni questo avvenga, e quale relazione possa stabilirsi tra attività di tipo sociale e collaborativo e modelli istruzionali classici. Attraverso l’introduzione mirata di attività interattive e collaborative all’interno di percorsi universitari in essere, lo studio vuole favorire lo sviluppo di comunità online osservabili e indagare la relazione tra dimensione sociale e apprendimento, pensiero critico, motivazione, soddisfazione e consapevolezza degli obiettivi formativi da parte degli studenti.
Philosophy for Children e Virtue Epistemology. Una prospettiva integrata per lo sviluppo di competenze di cittadinanza durante l’infanzia
Nonostante la convergenza di interessi e di fini della Philosophy for Children (P4C) e della Virtue Epistemology (VEp), ancora pochi studi si sono concentrati sulle differenze alla base di questi due approcci alla formazione intellettuale della persona. Il progetto si propone di colmare questa lacuna indagandone i nodi teorici fondamentali attraverso un bilancio critico degli assunti condivisi così come delle divergenze. La ricerca mira, attraverso un’indagine sistematica, ad approfondire i presupposti teorici e le prospettive pratiche legate a due aree di riflessione che puntano a definire e promuovere le attitudini intellettuali di un agente cognitivamente responsabile e dunque capace di partecipazione democratica.
La crisi dei sistemi scolastici e la scuola del futuro
Lo studio contribuisce all’approfondimento e alla sistematizzazione delle analisi alla base del movimento delle Avanguardie Educative e segna il completamento della ricerca pluriennale condotta dal Prof. Giovanni Biondi sulla necessità di una trasformazione del sistema scolastico. L’analisi di componenti strutturali come didattica, architetture, spazi di apprendimento, arredi e tecnologie, permette di delineare i caratteri che contraddistinguono il modello scolastico fin dalla sua nascita e di indagarli in una prospettiva critica. Obiettivo dello studio è favorire interventi mirati per l’innovazione del modello scolastico e il ripensamento del modello educativo, attraverso le tecnologie digitali e i nuovi linguaggi, in linea con una nuova rappresentazione delle conoscenze.