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Prospettive di lavoro con la laurea in giurisprudenza
La scelta del percorso universitario è per molti finalizzata alla professione che si pensa di svolgere in un domani (o un presente) lavorativo. Vi sono facoltà che offrono un ventaglio di possibilità molto vasto riuscendo quindi a rispondere pienamente sia alle necessità di chi è già certo del proprio percorso sia alle difficoltà di chi invece vorrebbe tenersi aperte più opzioni.
Tra queste vi è di sicuro la laurea in giurisprudenza che offre tantissimi sbocchi lavorativi. Dalle professioni più classiche come quella dell’avvocato e del magistrato a quelle relative alla pubblica amministrazione, fino alle nuove professioni che si sono venute a creare attraverso l’evoluzione del mercato del lavoro.
Il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, attraverso lo strumento Skills Forecast, ha stimato che, fino al 2030, vi sarà una crescita del 29% per le occupazioni relative alle professioni giuridiche, sociali e culturali. Intraprendere questo percorso di studi potrebbe quindi significare avere buone possibilità di collocazione professionale.
Quali sono le carriere più frequenti
Se ti stai domandando cosa puoi fare dopo la laurea in giurisprudenza di seguito puoi trovare un elenco di sbocchi professionali per cui è richiesto o è consigliabile tale percorso di studi. La laurea in giurisprudenza infatti permette di acquisire padronanza non solo degli elementi della cultura giuridica nazionale ed internazionale ma anche capacità di giudizio nell’affrontare problemi interpretativi giuridici, oltre a fornire una forma mentis molto ricercata da enti e aziende.
L’avvocato oltre ad essere uno degli sbocchi naturali dopo la laurea in giurisprudenza è sicuramente uno dei lavori più affascinanti. Dal cinema ai romanzi, l’immaginario collettivo è piano di esempi coinvolgenti. Probabilmente anche per questo l’Italia è tra le nazioni europee dove ve n’è una maggiore concentrazione, pure se distribuita in modo non uniforme tra le regioni. Se in Calabria infatti sono 7 su 1000, in Piemonte solo 2,3.
Come si diventa avvocato? Il percorso per indossare la toga è molto sfidante: bisogna aver conseguito la laurea magistrale che prevede 5 anni di studi. Successivamente è necessario un periodo di 18 mesi di tirocinio legale (il classico praticantato), durante il quale è necessario partecipare ad almeno 20 udienze a semestre, oltre a frequentare un corso di formazione della durata minima di 160 ore. Il corso prevede anche una verifica finale il cui superamento è necessario per iscriversi all’esame di Stato, dove sono previste 3 prove scritte ed una orale.
Quanto guadagna un avvocato? Conseguito il titolo sarà possibile aprire un proprio studio ed iniziare l’attività forense. Tolti settori molto specifici come quelli relativi inerenti il mondo della finanza, dove si può arrivare a guadagnare oltre i 100 mila euro all’anno, le ultime statistiche ci dicono che un avvocato guadagna in media di meno rispetto a qualche anno fa. Inoltre, dai dati elaborati nel 2020 dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati emergono differenze relative al luogo in cui si esercita la professione. È maggiore al Nord dove si aggira intorno ai 55 mila euro, cala un po’ al centro con 41 mila euro e diminuisce di molto al Sud con circa 22 mila euro di media.
A ciò vanno aggiunte le difficoltà che comporta la libera professione che spingono molti a provare la strada di giurista d’impresa all’interno delle aziende. Una posizione che da un lato conferisce maggiore tranquillità ma dall’altra è incompatibile con l’iscrizione all’Albo, perché si acquisisce lo status di dipendenti.
Al magistrato è affidato l’importante compito di applicare la legge. Le sue scelte possono incidere in maniera determinante sulla vita delle persone e perciò ricoprire un ruolo del genere è sia un grande onore che un onere molto rilevante. Ragion per cui, il percorso per riuscirci è molto articolato.
Come si diventa magistrato? Oltre alla laurea in giurisprudenza per diventare magistrato occorre superare un concorso pubblico per esami e possedere uno dei seguenti requisiti:
- Abilitazione all’esercizio della professione forense;
- Diploma presso una scuola di specializzazione per le professioni legali;
Dottorato di ricerca in materie giuridiche;
- Diploma di specializzazione in una disciplina giuridica, al termine di un corso di studi della durata non inferiore a due anni presso le scuole di specializzazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162;
- Stage presso gli uffici giudiziari o tirocinio professionale di diciotto mesi presso l’Avvocatura dello Stato
Il concorso in magistratura si compone di tre prove scritte (diritto civile, diritto penale e diritto amministrativo) che i candidati dovranno completare in otto ore dalla dettatura della traccia. Se si ottiene un risultato non inferiore a 12/20 si potrà accedere all’ultima prova, quella orale.
Superato il concorso è necessario seguire un periodo di 18 mesi di tirocinio presso la Scuola superiore della magistratura e sessioni presso uffici giudiziari. Al termine sarà compito del CSM valutare l’idoneità del magistrato al quale, in caso di giudizio positivo, vengono affidate le funzioni giurisdizionali ed assegnata una sede di servizio. Se invece è negativo, bisognerà frequentare un altro periodo di tirocinio della durata di un anno.
Le funzioni possono essere: giudicante o requirente. La prima spetta ai cosiddetti giudici ai quali è attribuito il compito di decidere emettere le sentenze e/o predispone misure cautelari nei casi di urgenza. La seconda invece è esercitata da coloro che svolgono attività di “pubblico ministero” e hanno il compito di esprimere richieste o pareri, di sostenere l’accusa in aula davanti al giudice.
Ma dopo aver affrontato questo percorso così difficile quanto guadagna un magistrato? Ebbene, non c’è una risposta precisa, i magistrati ordinari infatti guadagnano in base agli anni di servizio. Al novizio spettano circa 2.200 euro netti mensili, dopo 4 anni dal conferimento dell’incarico lo stipendio aumenta fino a 3.600, mentre dopo 20 anni si può percepire circa 5.800 euro. In ultimo, a fine carriera, si può arrivare a percepire fino a 7.500 euro. Discorso diverso per i giudici del Tar che percepiscono 7.000 euro e a fine carriera possono arrivare a 15.000 eruo al mese.
Sfatiamo subito un luogo comune: non bisogna essere figli di notai per ambire a questa professione, solo il 17% di questi è figlio d’arte. Ma, è necessario affrontare un percorso davvero molto sfidante che porta a svolgere un ruolo molto stimolante e anche molto redditizio.
Il notaio è l’unico che può adempiere a determinati compiti: registrare un contratto di compravendita immobiliare, aprire un testamento o una società, sono solo alcuni dei più classici esempi. Anche per questa ragione riuscire a ricoprire questa professione non è cosa da tutti.
Come si diventa notaio? Non è facile però entrare in questa schiera di professionisti, perché il loro numero è fisso e viene stabilito direttamente dal Ministero della Giustizia ogni tre anni. In primis è necessario essere laureati in giurisprudenza, successivamente bisogna aver svolto la pratica in uno studio notarile per 18 mesi (8 se si è già avvocati o funzionari dell’ordine giudiziario) per poi partecipare ad un concorso pubblico, chiuso agli over 50.
Per superarlo si hanno a disposizione solo tre tentativi. Si tratta di una prova nazionale che si svolge a Roma e prevede tre prove scritte e una orale. Nelle prime tre prove i candidati devono redigere un testamento e due atti tra vivi, di diritto civile e commerciale. I vincitori, in base alla graduatoria nazionale stabilita dal Ministero della Giustizia, potranno scegliere la loro sede nell’ordine di chiamata in graduatoria. Una volta pubblicata quest’ultima i nuovi notai avranno tre mesi per avviare il proprio studio notarile e iniziare a lavorare.
Quanto guadagna un notaio? Secondo una recente classifica del Sole24ore, basata sulle dichiarazioni dei redditi del 2020, quella dei notai è la categoria con il maggior importo medio dichiarato. Secondo le ultime stime effettuate da diverse organizzazioni, un notaio percepisce circa il 590% in più rispetto ad uno stipendio medio italiano. Parliamo di circa 250.000 euro annuali.
La laurea in giurisprudenza è tra quelle che, più di tante altre, può essere propedeutica per la partecipazione ai concorsi pubblici. I temi affrontati durante il percorso di studi sono tra i più richiesti, in special modo dalle amministrazioni e dagli enti statali. Infatti, il bagaglio di competenze acquisito conferisce una notevole attitudine alla preparazione dei diversi argomenti richiesti dai bandi di concorso ed offre quindi diversi sbocchi lavorativi.
Un altro degli sbocchi professionali che possono seguire la laurea in giurisprudenza è quello dell’insegnante. Concluso il percorso di studi sarà necessario conseguire dei crediti integrativi in special modo nelle materie economiche. Successivamente è necessario acquisire 24 CFU necessari per accedere all’insegnamento.
A differenza di altre lauree e nonostante la sempre maggiore importanza che si dà all’insegnamento dell’Educazione Civica, la laurea in legge conferisce la possibilità di accedere alla sola classe di concorso A046 e solo per le scuole secondarie di secondo grado. Risulta quindi molto difficile diventare docente di diritto ed economia e per questo, in molti, scelgono di diventare insegnanti di sostegno.
Quanto guadagna un docente? Per il docente della scuola secondaria di secondo grado lo stipendio iniziale è di poco meno di 21 mila euro, nel periodo tra i 9 e i 14 anni di servizio sale a 24 mila fino ad arrivare ad un massimo di circa 33 mila euro annuali.
Attività post laurea più apprezzate
Dopo la laurea in Giurisprudenza è consigliabile continuare il proprio percorso di specializzazione, con un master, il dottorato di ricerca o un tirocinio presso gli uffici giudiziari.
Sono molto richiesti i master in materia di trasparenza, legalità e norme anticorruzione, diritto del web e del consumatore online, consulenza giuridica e legale alle imprese, management internazionale e diritto tributario e fiscale.
L’offerta formativa dell’Università degli studi IUL propone alcuni master per chi è interessato ad una specializzazione negli ambiti del diritto d’impresa, delle normative per la protezione dei dati e degli aspetti giuridico economici delle politiche educative.